L'EDITORE CLASSICO

Chi non spera in un editore "classico"? Ebbene, ho avuto almeno due occasioni di avere un testo pubblicato da un editore importante (...che investe e accetta il rischio d'impresa). 


In Italia i più grandi pubblicano quasi esclusivamente libri esteri addivenuti al successo e quelli italiani che garantiscono vendite sufficienti a rientrare nei costi, ovvero di politici, giornalisti e scrittori notori sulla scena pubblica. Gente che appare frequentemente in televisione e nelle cronache in genere e quindi generatori di pubblicità diretta e indiretta o ad effetto subliminale. Anche se i loro testi sono "penosi" o palesemente rimaneggiati dall'editore per ottimizzarne le doti attrattive, sono del tipo gradito a chi cerca riempimenti di tempo e scelti come regali. 

La Mondadori valutò un mio testo (si capisce quando un editore lo legge, poiché menziona parti chiave del contenuto...) sulla concezione della femmina nei dogmi mistici, ma lo ritenne troppo di nicchia (esoterico) per la sua politica editoriale e mi invitò a rivolgermi a un editore specifico. Perlomeno mi rispettarono... era una lettera "su carta" scritta da chi lo aveva valutato.

La mia prima occasione "concreta" fu nel 2005. Era un "prosimetrum" di 560 pagine! Una raccorta di articoletti tematici. L'editore lo tenne diversi giorni e al successivo incontro mi "congedò" così... "Interessante ma è un ritratto a 360 gradi della società e non saprei come proporlo. Scegli un argomento, fammi un testo di centocinquanta pagine e torna." Io mi trovato nella fase "riempi la pentola" come bisogno bulimico di introspezionare le mie circostanze esistenziali e affrontare un tema specifico mi trovava impreparato. La cosa si perse lì...

La seconda fu una manifestazione di interesse per il mio libro autobiografico sulle sette mistiche, arrivata per mail e riassumibile così: "Il suo libro è interessante ma troppo articolato. Una versione giornalistica di 160 pagine potrebbe interessare". Risposi chiedendo che cosa intendesse per versione giornalistica... "Linguaggio semplice e diretto." Se considero che il testo è lungo poco oltre le 600 pagine, da restringere a 160 e utilizzare una dialettica che detesto... giudicate voi!

Qui interviene il fattore motivazione: scrivere per passione o per guadagnare? Ci sarebbe parecchio da discettare, ma abbreviamo... se un progetto non rende abbastanza soldi, prima o poi finisce nell'oblio delle glorie fatue...

Un bilanciamento tra idealismo e "pragmatismo di sopravvivenza" è però possibile, ma questo è un ambito peculiare del "gestore del progetto", in grado di valutare le risorse sul campo e portarvi con i piedi per terra! Una figura o mansione che l'imprenditore editoriale  (l'editore) dispone o ne sa produrre la mansione e lo scrittore auto-pubblicante, no!